#SpazioTalk, Mattia Frapporti annuncia il ritiro dal ciclismo a 27 anni: “Stufo di delusioni e mazzate morali”

Mattia Frapporti saluta il ciclismo ad appena 27 anni. Il lombardo non ha trovato un contratto per il 2022, dopo l’esperienza annuale alla Eolo-Kometa. Non avendo firmato il rinnovo con la formazione di Ivan Basso e Alberto Contador, né trovato una nuova sistemazione, il classe ’94 ha deciso di allontanarsi dallo sport a cui si è dedicato per tutta la vita, passando professionista con la Androni Giocattoli-Sidermec nel 2017 dopo tre anni di esperienza tra le Continental. Il suo lavoro a servizio dei compagni di squadra non è bastato per assicurargli un nuovo posto nel gruppo per questa stagione, convincendolo a cambiare del tutto vita. La redazione di SpazioCiclismo lo ha contattato per un’intervista, di cui un estratto è disponibile all’interno della puntata di SpazioTalk di questa settimana.

Com’è la tua situazione contrattuale?
Sono senza contratto e non ho alcuna intenzione di andare avanti con il ciclismo.

Hai deciso di smettere?
Sì, ho già preso un’altra strada. Non penso di tornare indietro.

Quale?
Sto andando avanti con l’azienda dei miei genitori. Mi sono fermato con il ciclismo.

Perché hai preso questa decisione?
Un po’ è stata una decisione obbligata, ero senza contratto. Poi ho avuto delle delusioni nel ciclismo, prima con la Androni e adesso con la Eolo. Mi sono fatto un’idea del ciclismo che non mi permette di andare avanti. Sono stufo di avere delusioni e mazzate morali. Alla fine o vai fortissimo o non hai una carriera. Il ciclismo non ti regala niente.

È stata una delusione a livello umano o di fatica senza ricompense?
Soprattutto a livello umano. Ho fatto un anno a sacrificarmi per i compagni e per chi stava meglio in quel momento, ma questo non è mai stato apprezzato dalla squadra. Nel momento del bisogno, mi sono trovato con il niente in mano. Alla fine è già la seconda volta in cui mi succede, sono stufo di andare avanti così. Tutte le squadre hanno questi problemi. O sei in una World Tour, in cui il lavoro per i compagni viene pagato, oppure in una squadra così piccola non conta niente e non interessa. Vogliono solo risultati. Alla fine c’è tanta amarezza. Non è quello che volevo. Il ciclismo mi ha sempre dato tanto, è la mia vita. Lo faccio da vent’anni, non avrei voluto smettere così.

Non hai pensato all’eventualità di rilanciarti con una Continental?
Non avrei voluto fare un passo indietro. Adesso ho la mia età, vorrei farmi una famiglia. Fare un passo indietro, magari per correre gratis, non avrebbe senso. Ho le mie cose da pagare. Convivo, ho una casa da pagare, non sarebbe stato possibile fare una scelta del genere.

A 27 anni è una scelta forte, potenzialmente avresti avuto ancora diverse stagioni davanti. Pensi che il ciclismo italiano stia un po’ abbandonando i suoi giovani, i suoi corridori?
Non saprei rispondere. A lungo andare le squadre minori, Continental e Professional, prima o poi o faranno il salto o chiuderanno. Per come la vedo io sarà sempre più difficile andare avanti, per questione di soldi o di altre cose. Poi ci sono tanti fattori che condizionano tutto.

Continuerai comunque ad andare in bicicletta? La passione rimane o l’esperienza di vita ti ha fatto perdere l’amore per il ciclismo?
In questi 3/4 mesi non ho più guardato la bicicletta. Ho più voglia di fare fuoristrada che in strada. Se dovessi ricominciare ad andare in bici, lo farei su una mountain bike.

Quando ti è stato comunicato che non ti avrebbero rinnovato il contratto?
All’ultima gara, il Gran Piemonte. Prima di questo, sembrava che ci fosse una possibilità di rinnovo. Mi avevano sempre dato una speranza, una possibilità. Non sono mai stati negativi nel parlarne. Anche per questo la cosa fa ancora più male.

Si sente tanto che c’è amarezza nei confronti del ciclismo, ma sicuramente ci saranno anche bei ricordi. Qual è il migliore?
La mia prima Tirreno-Adriatico, poi la prima vittoria da professionista, in Francia. La fuga alla mia prima Milano-Sanremo, ma anche l’arrivo alla Eolo-Kometa nel nuovo progetto di Ivan e Contador. Anche se poi questo si è rivelata una delusione… Ma non ci posso fare niente, è andata così.

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